Palazzo della Memoria: un approccio collaudato (anche da un bambino)
Ed eccolo è arrivato. L’articolo che non avrei mai pensato di scrivere insieme a una foto che mai avrei pensato di pubblicare. Infatti, non troverai uno scatto raffigurante i miei figli tra miei profili social. Ho sempre voluto tutelare la loro privacy ed evitare qualsivoglia problema futuro. Scrivere quello che stai per leggere mi è costato caro, in termini emotivi. Ma oggi vuole essere un’occasione speciale, voglio raccontarti uno spaccato della mia vita che per fortuna si è concluso positivamente ma che avrebbe potuto prendere tutt’altra piega, una piega drammatica.
Se ancora non mi conosci, io sono un ipnologo e ipnotista, da sempre appassionato delle Neuroscienze, esperto in mindfulness, linguaggio del corpo, coaching ed in metodi di apprendimento veloci e tecniche di memoria.
Il protagonista della foto che stai vedendo è mio figlio, Giovanni. Mi rendo conto che questo scatto non è dei migliori (anche perché fatto dalla nonna che ha pensato bene di segarmi il viso in favore del nipote).Lo vedi seduto sulle mie ginocchia, appena dopo il periodo di quarantena e di guarigione dal Covid, intento ad imparare la poesia per la festa del papà dello scorso 19 marzo. La poesia era costituita da 23 versi, perfettamente memorizzati da Giovanni in circa 5 minuti (un record a detta sua).
Voglio precisare che Giovanni è un bimbo normalissimo, non è un plusdotato, è molto socievole ed allegro.
Ma non è stato sempre così. Un bambino che, per un limitato periodo di tempo rientrava tra la categoria dai bambini definiti “Late Talkers” ovvero i “Parlatori Tardivi”.
Viene definito “Parlatore Tardivo” quel bambino che raggiunge 30/36 mesi di età con un vocabolario di parole molto ridotto.
È chiaro che, pur disponendo degli strumenti più adeguati ed efficaci essendo un ipnologo/ipnotista e quindi abituato a confrontarmi con la mia e l’altui coscienza, ho dovuto faticare non poco a calmare le apprensioni e le ansie della mia famiglia. Ma questo è stato niente.
Il vero dramma prese il sopravvento quando ci recammo presso l’ASL territoriale della mia città, per incontrare una neuropsichiatra infantile per un controllo e per degli approfondimenti sul caso. La dottoressa, dopo una visita che, per essere buono ho giudicato altamente approssimativa, tira fuori la diagnosi: Spettro Autistico.
Spettro, una parola che fin da bambini ci ha causato ansie e paure, associata ad un’altra terribilissima parola: Autismo
Il disturbo dello spettro autistico è un disturbo neurologico caratterizzato da un ritardo nello sviluppo delle interazioni sociali e della comunicazione e da forme atipiche di entrambe, oltre che dalla presenza di comportamenti stereotipati e di interessi ristretti – American Psychiatric Association, 2013
Mentre la dottoressa parlava di terapie e percorsi possibili, sempre con una certa superficialità ed apatia, , la mia attenzione si posava sul viso della mia ora ex moglie.
La sua mascella tirata e rigida ed i suoi occhi che piano piano si riempivano di lacrime irruppero nella mia anima per farmi cogliere ed assaggiare la disperazione e lo sconforto, provato solo da chi si è ritrovato in queste situazioni.
Nei minuti successivi alla visita, ho provato ad estraniarmi dalla figura di padre che non accetta di avere un figlio “speciale” ricercando, nella maniera più obiettiva ed imparziale possibile, quei segni dello spettro, prima identificati dalla neuropsichiatra.
Una scelta che comunque ti porta a un bivio. Due strade: rassegnazione o speranza.
Quei segni io non li riconobbi, tanto da fissare un nuovo appuntamento con uno dei più rinomati specialisti con la preghiera che questa volta la visita venisse effettuata con tutti i criteri e la giusta attenzione.
Il dottore rivoltò il bambino come un guanto per oltre un’ora. Un’ora per me interminabile. Dopo questa infinita attesa ci guardò e disse :
<< Questo bambino ha solo bisogno di altri bambini e dell’asilo>>.
Non riesco a definire l’emozione del momento, è stato come prendere aria fresca dopo giorni di apnea. Le mani del dubbio e dell’angoscia allentarono la presa alle nostre gole. Dopo appena qualche giorno dalla visita in concomitanza del suo quarto compleanno, come per magia, Giovanni iniziò’ a parlare. Più i giorni passavano e più diventava abile nel dimostrare una buona proprietà di linguaggio.
Oggi ha 8 anni ed è un chiacchierone, inventa storie e situazioni. Facciamo veramente fatica a farlo stare zitto, ma è chiaro che prendiamo queste situazioni come una benedizione.
Ora torniamo alla poesia…
Pensaci. Ogni test o prova che tu hai fatto da adulto, come anche da bambino, si è basata sulla memoria. E tutti i cancelli che il bimbo prima e l’adulto poi supererà sulla strada verso la realizzazione dei suoi sogni, si basano sulla capacità di ricordare i dettagli. Completamente e accuratamente.
E poiché sappiamo che, la capacità di avere successo ha a che fare con ciò che si è imparato e ciò che si riuscirà a ricordare, è legittimo porsi una domanda come questa:…
Come si fa ad avere una memoria superiore, tale da garantirci una vita piena di soddisfazioni, gratificazioni e successo?
Stai per scoprirlo, perché ti parlerò di una delle tecniche di memoria più efficaci, che ahimè’ viene venduta dai vari Marketers, o marchettari, come la panacea dell’apprendimento, chiamata Palazzo della Memoria.
Seppur ottima non è bastevole se alle spalle della nostra istruzione, non ci sono elementi conditi da: pianificazione;comprensione; rielaborazione..Questo in riferimento allo studio.
La memoria è solo l’ultimo passaggio di un percorso faticoso che certamente possiamo rendere più agevole ma che non può prescindere dalle condizioni sopra citate.